Il Golfo di Gaeta è la parte meridionale della Provincia di Latina, l'ultimo tratto della Riviera di Ulisse, da Gaeta fino al fiume Garigliano, confine naturale con la Campania.

La costa, bassa e piatta per chilometri, diventa qui movimentata in quanto monti Ausoni e Aurunci - propaggini dell'Appennino centrale - si affacciano sul mare. Fino a Gaeta la costa è alta e varia e le piccole spiagge, le calette, le piccole baie che si vedono percorrendo la strada panoramica, S.S. 213 Flacca, sono, in ogni stagione, una piacevole sorpresa.

La montagna è coperta di macchia mediterranea, a volte un po' brulla, a volte rigogliosa e risplendente, come in primavera, quando le ginestre offrono al sole i loro fiori dorati. Il mare ti accompagna sempre e le Isole Pontine ti seguono all'orizzonte come sentinelle, vicinissime o appena visibili a seconda del tempo e della stagione. I monti Aurunci si spingono a mare formando la penisoletta di Gaeta, poi rientrano per far spazio all'ampia insenatura che costituisce il Golfo di Gaeta e, arretrando ancor più, delimitano la pianura del Garigliano.

E' un'area protetta dai venti freddi, e, quindi, il clima è sempre molto mite. La presenza del mare influenza notevolmente anche le zone più interne, addolcendone le temperature: gli inverni sono temperati, le estati fresche, l'escursione termica fra le più basse d'Italia. A Gaeta, seguono i comuni di Formia, con le sue caratteristiche frazioni collinari, e di Minturno, su una collinetta a dominare le frazioni marine di Scauri e Marina di Minturno, collegate da una spiaggia di fine rena, tra i promontori di Monte d'Oro e Monte d'Argento.

All'interno, arrampicati su piccoli colli o sulle pendici degli Aurunci, antichi centri collinari: Campodimele, Itri, Spigno Saturnia, SS. Cosma e Damiano, Castelforte con la tranquilla stazione di Suio Terme, le cui acque erano conosciute anche dai Romani che le chiamavano "aquae Vescinae".

A due ore di navigazione circa (i tempi si accorciano se si utilizza l'aliscafo) dal porto di Formia, un piccolo gruppo di isole di origine vulcanica, dai colori splendenti e cupi, dalle baie e spiaggette incantevoli, dalle cale nascoste e pittoresche, dal mare splendido e paradiso dei sub. Il gruppo di Ponza, la più grande, comprende l'isolotto di Gavi, la verde Zannone, che fa parte del Parco Nazionale del Circeo, Palmarola, paradiso per gli uccelli di passo e per quanti amano l'incantevole solitudine del mare e della natura. A sud-est di Ponza, a circa 22 miglia nautiche, Ventotene, tranquilla, splendida nel suo mare, ora riserva naturale protetta, insieme a S. Stefano, con l'ex ergastolo monumentale.

L'ambiente, in tutta l'area descritta, pur nella varietà costituita dalla mutevolezza del paesaggio e dei luoghi, è, in gran parte, ancora intatto e semplice; alterna aree urbanizzate ed altre in cui la natura ha mantenuto la suggestione delle cose ancora integre. Gli abitanti sono cordiali ed ospitali e legati alla terra e a tradizioni che affondano nella notte dei tempi e riaffiorano in manifestazioni dal sapore antico e contadino.

Un po' di storia

La storia di questi luoghi è avvolta nel mito e nella leggenda: di Enea che nel Golfo trova riposo, si rifocilla e vi seppellisce la nutrice Cajeta; del popolo dei Lestrigoni, abitanti indigeni che riservano una accoglienza inospitale ad Ulisse, che pure ormeggiò le sue navi in questo mare e vi si rifornì d'acqua, per poi continuare il suo viaggio a Terracina, per seppellirvi l'amico Elpènore, e al Circeo, per vivere anni d'amore e d'oblìo con la Maga Circe, all' isola di Eèa, forse Ponza.

La storia di questi luoghi è quella dei popoli italici - Ausoni, Aurunci, Volsci -, bellicosi e strenui difensori della terra dai Romani che riuscirono a conquistarla con fatica e dopo numerose battaglie, imponendovi un proficua pax. Del periodo più antico restano mura ciclopiche, resti di acquedotti, di edifici termali a Suio; di vivai ittici a Ventotene, Formia, Sperlonga, Ponza; di residenze estive a Formia, Sperlonga, Gaeta, Ventotene; di monumenti funebri lungo la via Appia, fino ai due maggiori siti: la città di Minturnae, con il suo teatro e l'area archeologica, e l'Antro di Tiberio a Sperlonga. Dopo la caduta di Roma seguirono le invasioni dei popoli barbari e le scorrerie dei Saraceni che distrussero e depredarono. Solo il "castrum" di Gaeta, chiuso tra le sue mura, si salvò, crebbe di importanza e fu punto di riferimento per tutta l'area.

L'epoca medievale non è stata meno ricca di vicende: le terre che vanno da Fondi al Garigliano ricadono sotto l'influenza del ducato di Gaeta, del Regno di Napoli, dei ducati di Fondi e Traetto.
La repubblica marinara di Gaeta assurse a grande importanza: battè moneta, lasciò leggi scritte, commerciò a lungo, subì numerosi assedi. Gli agglomerati urbani divennero piccole roccaforti e furono dotati di turriti castelli e mura di difesa: a Campodimele, a Sperlonga, a Gaeta, Itri, Maranola, Castellonorato, Suio Alto. Sorsero numerose chiese, splendide o modeste.

E in quest'area, tra Formia e Gaeta, si compì l'episodio che consentì l'unificazione dell'Italia: tra il novembre 1860 e l'11 febbraio 1861, Gaeta, divenuta ultima capitale del morente regno di Napoli, e presente re Francesco II con la regina Sofia di Baviera, fu assediata dai piemontesi. La resa fu firmata a Formia, presso Villa Caposele.

Oggi la storia rivive anche attraverso musei, raccolte, pinacoteche, e tante iniziative volte a ricordare il passato.